Gente
d'Aspromonte, grecofoni.
Dalla costa Jonica, risalendo il corso della
fiumara Melito, fino ad avventurarsi nell'impenetrabile Aspromonte, si scopre,
il mondo arcaico delle comunità grecofona, i discendenti diretti dei greci.
Bova, Condofuri,
Gallicianò, Roccaforte del Greco, Roghudi sono borghi di
montagna in cui si parla un incomprensibile dialetto neo-greco e si mantengono
vive le tradizioni di una civiltà antichissima. Bova, in particolare, sospesa
a oltre 900 metri d'altitudine, dominata dai ruderi del castello normanno e
promotrice di iniziative per la tutela della lingua antica, è considerata il
centro della grecità in Calabria. La lingua parlata da queste minoranze, è
una forma di neo-greco che malgrado il suo autonomo svolgersi, risulta
straordinariamente vicina alla comune lingua neo-greca contemporanea.
Grande è stato lo stupore di quei soldati italo-grecanici, durante la seconda
guerra mondiale, di sentirsi in Grecia "a casa sua" e dei greci di
trovare soldati italiani dalle stesse caratteristiche somatiche, che portavano
lo stesso cognome e parlavano la stessa lingua. Tra le aree grecaniche,
isolata, Bivongi nella vallata dello Stilaro, ospita nel monastero bizantino di
San Giovanni Therestìs, monaci di fede greco-ortodossa, i cui
predecessori furono i bizantini del V-X d.C.. In una tra le zone più selvagge
dell'Aspromonte, si trova Roghudi Vecchia, con le artistiche case in pietra
addossate a uno sperone roccioso, è ormai quasi un borgo-fantasma, ma
famosissimo per la sua magica atmosfera fuori dal tempo. Scorci da presepe
anche a Gallicianò, sopra Condofuri, noto come il paese "più greco
d'Italia", dove le vie sono intitolate a Zeus e a Fidia. Sempre a
Gallicianò sopravvive una minuscola comunità di lingua grecofona che perpetua
l'antica tradizione del baratto. Visita
www.grecanica.it
http://www.roccopapaleo.com/index.php/pictures/area-grecanica/
Magna
Grecia a Locri, Monasterace, Crotone, Reggio, Sibari
Pur non rientrando in alcuna delle cosiddette comunità linguistiche elleniche,
ovvero tra i comuni di Bova, Bova Marina, Condofuri, Roccaforte del Greco e
Roghudi, la gente di Reggio, Locri, Monasterace, Crotone e Sibari, si sentono
"magnogreci" fino al midollo. Sono gli artefici di un'intelligente
opera di riscoperta della raffinata cultura ellenistica. In fondo, si deve a
quei coloni greci del V sec. a.C. la fondazione delle città di Reggio, Locri,
Kaulon-Monasterace, Crotone, Sibari. Se i gregofoni sopravvivono in un mondo
arcaico, i discendenti di Pitagora e Milone hanno invece scelto di rivalutare
in chiave moderna il loro passato. In tutta la Calabria Jonica, oggi si
celebrano manifestazioni di tradizione "Magnogreca", particolarmente
attive sono le locali Pro Loco e le amministrazioni comunali. In alcuni
ristoranti, è in atto un recupero di ricette che derivano dalle sontuose
libagioni del passato; mentre gli artigiani ceramisti riscoprono tecniche di
lavorazione dimenticate e gli orafi locali si ispirano alla gioielleria
dell'antichità. Visita
www.kaulon.it/kaul.htm
Gli
albanesi in Sila
S. Giorgio Albanese, S. Cosmo Albanese, Vaccarizzo Albanese: la toponomastica non
lascia ombra di dubbio, siamo nel cuore della Sila, dove cinque secoli fa si
stabilì un folto gruppo di profughi albanesi al seguito dell'eroe nazionale
Skanderberg. Nei centri attorno ad Acri, dove persino la segnaletica stradale
è in arberesh, si sono mantenuti lingua, usi, costumi e tradizioni della
madre-patria. Se si visita Lungro in un giorno di festa, non ci si sorprenda
quindi di assistere a una funzione di rito greco-bizantino, magari officiata
dall'Eparca, nella splendida cattedrale greca di S. Nicola di Mira,
dall'interno in arte bizantina con tanto di mosaico nell'abside. Tocchi di arte
orientali anche a S. Basile, da raggiungere per visitare la chiesa del
monastero basiliano di S. Maria Odigitria, tra i pochissimi insieme a San
Giovanni Therestìs a Bivongi, di rito greco-ortodosso in Italia. E a San
Demetrio di Corone, che contende a Lungro il titolo di piccola capitale della
comunità arberesh calabra. Oltre che nelle feste e nelle ricorrenze tipiche,
la cultura albanese si esprime nell'artigianato, e in particolare nella
tessitura, che ripropone in tappeti e arazzi motivi ornamentali che rievocano
la diaspora albanese.
La
comunità occitana
Tra le popolazioni che cercarono rifugio in Calabria nel corso dei secoli c'è
anche una colonia valdese profuga dal Piemonte al tempo dell'Inquisizione. I
loro discendenti abitano ancora Guardia Piemontese, un borgo montano tra
Cetraro e Fuscaldo, che presenta ancora l'impianto medievale, con mura di
cinta, case in pietra e vicoli a gradinate. La popolazione conserva la parlata
occitanica delle vallate d'origine e i ricchi costumi femminili che vengono
ancora indossati nelle feste. Si entra in paese dall'inquietante Porta della
Strage, che ricorda la persecuzione, ordinata dal cardinale Ghislieri, futuro
Pio V, nel 1560, di cui i valdesi furono vittime anche in Calabria.
Gente
spirituale e religiosa di Calabria: La ricchezza
spirituale e religiosa accomuna la gente di Calabria, dove particolarmente vivo
è il culto basiliano della Madonna: La Madonna di Capocolonna, quella di
Romania a Tropea, quella greca di Isola Capo Rizzuto, dei poveri di Seminara,
della Cappella a San Lorenzo, di Costantinopoli a Papasidero, dell'Itria a
Gerace e Polistena, di Polsi, della Lettera a Palmi, ecc. Poi ci sono i Santi:
Antonio abate, Basilio, Biagio, Caterina vergine e martire, Cosma e Damiano,
Demetrio, Ilarione, Giorgio, Giovanni mietitore, Gregorio taumaturgo, Nicola da
Mira, Onofrio, Procopio, Teodoro. Tutti di richiamo al mondo italo-greco e
orientale, dalla cui spiritualità provengono e talvolta celebrati in vere e
proprie Cattedrali, come in
San Giovanni Therestìs a Bivongi, Santa
Maria di Tridetti a Staiti, San Marco a Rossano.
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