Kaulonia, il tempio dorico di Paolo Orsi e gli altri santuari.
31 Ottobre 2021Kaulonia, il tempio dorico di Paolo Orsi e gli altri santuari.
Il recupero del santuario indagato agli inizi del XX secolo da Paolo Orsi, non è un edificio isolato e privo di un contesto di riferimento.
Gli archeologi nell’ultimo secolo hanno elaborato molti dati relativi alla religiosità ‘quotidiana’ di Kaulonia, con i riti, le offerte e i dispositivi predisposti in aree dedicate ai culti.
Monumenti minori, officine e reperti indicano l’evoluzione e trasformazione di culto, dalle trasformazioni di età post dionigiana, alla la componente brettia manifestata con forza la sua presenza nell’area sacra.
Dalle analisi di Orsi e poi dal riesame di Barello le nuove recenti indagini, a Kaulonia, il tempio dorico di Paolo Orsi e gli altri santuari sono state soggetto a nuove analisi partendo delle decorazioni architettoniche in particolare fittili.
A questo aspetto di indirizzo monumentale si è rivolta l’attenzione di Nicola Giaccone, che dedica da tempo la sua attività di ricerca a temi di architettura magnogreca. Grazie alle sue indagini, minuti ‘tasselli’ di ricerca sono stati ricollocati su alzati di templi e di altari, restituendo via via una dimensione monumentale all’intero contesto. Oggi sappiamo con certezza che il tempio dorico ebbe un predecessore nella stessa posizione e anche con identico orientamento immediatamente a Sud di esso.
Questo predecessore non era un edificio isolato nel santuario: vari piccoli indizi segnalavano da tempo la possibile presenza di un altro edificio templare ubicato più a Sud, nelle vicinanze della cosiddetta ‘Porta Santuario’ e che fu costruita alla fine del VI sec. a.C., poco a Sud di un precedente accesso ormai dismesso
A quei piccoli indizi si unisce il rinvenimento di un geison diverso dalle membrature di analogo tipo note per il tempio dorico di Orsi, che le recenti disastrose mareggiate hanno riportato alla luce proprio in quest’area delle porte arcaiche ora pressoché cancellate e del grande altare meridionale, fortemente danneggiato.
(Il geison indica nell’architettura greca arcaica la parte sporgente superiore di una trabeazione, corrispondente alla corona e al soffitto della cornice nell’architettura romana. Costituisce l’elemento sporgente al di sopra del fregio dorico o dei dentelli ionici, sormontato dalla sima).
Pur in assenza di dati di contesto, la magistrale analisi del geison condotta da Nicola Giaccone permette di apprezzare un secondo edificio monumentale dorico e di età tardo arcaica in alcune delle sue forme e delle sue misure, monumentali al pari di quelle del tempio dorico di Orsi.
Il tempio dorico di Orsi della prima metà del V sec. a.C., area di ‘privilegiata’ devozione scelta per esporre e custodire la lunga dedica metrica a Zeus incisa sulla Tabula Cauloniensis, alla luce delle nuove scoperte è lecito domandarsi a quale divinità potesse essere dedicato questo ‘nuovo’ edificio dorico. Nuovo edificio affiancato a Zeus nella titolarità di un altro tempio del santuario urbano kauloniate. Le supposizioni portano ad Afrodite.
Oggi, con alte probabilità di cogliere nel vero, si può sostenere che a Punta Stilo, Zeus e forse Afrodite erano titolari di culti – almeno da età tardo arcaica – in due edifici limitrofi, che stanno prendendo corpo grazie a indagini sistematiche sul campo e ad analisi puntuali di materiali e documenti, vecchi e nuovi, da Paolo Orsi a noi.