Cenadi in Calabria
Centro dall’economia prevalentemente agricola, a pochi chilometri da Soverato e Catanzaro, già casale di San Vito, è comune autonomo dal 1811.
Il territorio che si sviluppa ad un’altitudine variante dai 389 ai 1.022 metri, si estende per, kmq 11.16, tra quelli dei comuni di Cortale, Olivadi, Polia, San Vito Jonio, Vallefiorita, sul versante jonico delle serre lungo le boscose pendici della serralta San Vito, nell’alto bacino del torrente soverato (suberatus, zona di sugheri). L’abitato è situato lungo le pendici della Serralta in posizione quasi pianeggiante, a 539 metri sul livello del mare, è a 45 km da Catanzaro, su una strada provinciale che immette alla statale 181.
La storia di Cenadi
Si pensa che il primo insediamento sia stato avviato da una preferenza di Ruggiero di Altavilla che aveva trovato la zona ricca di selvaggina per le sue partite di caccia. Fu casale della baronia di San Vito e perciò infeudato ai Gironda, e poi aggregato al principato di Squillace, dal 1494 al 1619, sotto il dominio di casa Borgia. Passato allora ai Fossella, fu successivamente dei Ravaschieri, che lo tennero fino al 1634. Passò ai Caracciolo di Girifalco, nel 1640 passò ai Caracciolo di San Vito fino al 1725, quando, per rivendica ritornò ai Caracciolo di Girifalco che lo mantennero fino all’eversione della feudalità (1806).
Subì non pochi danni dal terremoto del 1783. Danneggiato ancora dal sisma del 1905 venne ammesso a godere delle provvidenze disposte dal governo, e nel 1922 incluso nell’elenco degli abitati da consolidare a totale carico dello stato.
Nella chiesa Matrice, dedicata a San Giovanni Battista, è custodita una statua lignea del Battista del XVI sec.